martedì 29 dicembre 2015

Nell'abisso







Ho fondato la mia causa sul nulla
                                                                                                                   Max Stirner





Essere-nel-tempo significa essere attraversati dal vortice del divenire, essere 'forati' dal flusso doloroso del mutamento, della consunzione e della morte. Se si è nel tempo non v'è illusione nel divenire, solo impermanenza. In questo stato di riflessione nuda lo scivolare nel tempo mi pare anzi l'unica certezza, l'unico appiglio che mi permetta di non precipitare nel vuoto dell'incoscienza. 
La depressione è l'evento che mi getta traumaticamente al centro del tempo, il vortice che mi spinge verso il fondo del tempo, che mi costringe ad annaspare alla ricerca di un punto saldo, che mi annega nel tempo.
Il divenire non è mai stato così ampio, così soffocante e rarefatto: tutto ciò che cade al suo interno si dilata e disgrega. L'aumento del battito cardiaco, il respiro affannoso, sono parte di una sequenza rituale primordiale, una trance che mi abbandona al movimento circolare del vortice. Ora sono saldo nell'abisso. In un atmosfera di disvelamento il chiacchiericcio degli esseri umani appare come un rumore unitario, un fastidioso blaterio di fondo: il demiurgo idiota si esprime tramite essi, poiché essi sono le sue lingue abominevoli. A dispetto del rumore assordante la mia mente è ormai equidistante da qualsiasi punto dell'universo e fluttua in trasparenza, un oggetto semi-svanito sospeso nel silenzio ovattato dell'abisso.        
                                         
 In questi strani eoni l'eternità poggia il suo severo sguardo sull'esistenza umana, ne rivela il nucleo ardente, accecante in tutto il suo glorioso orrore:  l'etica disvelata è etologia, ecologia, divoramento continuo, brusio masticatorio. Homo homini lupus è il motto di chi ha sostato in questo luogo al limitare del tempo e ha visto l'essenza stessa dell'esistenza umana dispiegarsi in una spirale di violenza, sopraffazione e umiliazione reciproca. Mai più bocca sarà aperta, mai più dito sarà alzato senza che questa visione paralizzi il mio corpo, renda la mia voce flebile.
  Il velo posto sulle forze del divenire si è per me strappato nell'istante del supremo disprezzo: vedo infine l'insignificanza di ogni cosa nel tempo. In questa dimensione 'infinito' non è un concetto quantitativo riferito all'estensione spazio-temporale di un oggetto ma un fattore qualitativo: visto da queste profondità ogni frammento di materia sembra essere incompleto o incompiuto. Una rosa appare sufficientemente rappresentativa dell'intero universo, tanto quanto un sasso o un bidone della spazzatura, giacché tutto sembra essere relato a tutto attraverso la mediazione di una struttura schiumosa: le percezioni rallentate dalla depressione, la mia coscienza indebolita, mi consentono di cogliere l'impercettibile difficoltà con cui i viventi si trascinano in questo ammasso poroso.
 L'estensione cosmologica del pensiero malinconico è di una vastità e peculiarità tali da essere incommensurabile con l'esperienza quotidiana, avvicinandosi in modo disturbante alle allucinazioni psicotiche o schizofreniche: abbaglianti epifanie apocalittiche si susseguono a distanza ravvicinata l'una dalle altre. L'animismo tipico della depressione dona voce agli spiriti della natura e del mondo artificiale: ai margini del marciapiede un albero defoliato lotta con la coltre d'asfalto, elementi scultorei avvinghiati come Laocoonte e le serpi marine, radici che si inarcano possenti, pietra divelta e fracassata, rami secchi volti al cielo in una muta espressione di dolore. Con un ultimo, imponente guizzo di fiamma il dispendio energetico oltrepassa la soglia e l'organismo collassa, la pressione è ormai insostenibile, il corpo è danneggiato.
  Giunti al fondo dell'anima, laddove il fondo stesso è indistinguibile dal nulla, si entra nel dominio dell'oscurità, nella notte più buia, laddove 'mistica' non significa altro che chiudere, serrare porte e finestre e ritirarsi silenziosamente in sé, nella propria abitazione. La malinconia depressiva irradia una luce misteriosa: nel silenzio e nella solitudine vengo iniziato ai misteri, all'ebrezza mostruosa dell'angoscia. La comprensione del tempo è la chiave per dischiudere il significato di tutto questo, i segreti del fuoco che arde nel mio stomaco, del formicolio che percorre braccia e gambe, della coltre di nebbia che ottenebra i sensi.                                       

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