martedì 29 dicembre 2015

Purificazioni: non violenza e pessimismo in Empedocle






Nascendo scoppiai in un pianto e un gemito alla vista dell'insueto luogo

Empedocle





La vita è per Empedocle un morbo; all'interno delle Purificazioni, testo esoterico, ieratico e cerimoniale, il saggio definisce l'attività degli esseri viventi come Alyontes, termine proveniente dal lessico tecnico medico indicante una condizione patologica di irrequietezza e offuscamento della coscienza; tale malessere è in grado di degenerare a tal punto da provocare nel paziente crisi isteriche, insonnia, manie omicide e suicide. La mannaia metafisica di Empedocle cala imponente sul genere umano: la necessità di un giudizio impietoso, di una radicale presa di posizione etica deriva dallo sgomento che il 'fisico' prova di fronte alla brutalità della natura.
 La dottrina della metempsicosi è il punto di partenza dell'etica dietetica empedoclea, essa giustifica infatti la scelta 'fruttariana' del saggio di Agrigento, il quale, citando un episodio della vita di Pitagora, afferma che ogni pasto a base di carne - e, come vedremo, di vegetali - può trasformarsi in un massacro di anime di amici e congiunti 'trasformati'. 
  L'intensità della predicazione di Empedocle può essere condensata in due brevissimi estratti:

  Al figlio suo ch'ha cangiato forma solleva il collo il padre e tra le preci lo sgozza [137]

  Col bronzo la vita avendo attinta [138]

  Se Anassagora, contemporaneo di Empedocle, vede nella tecnica una capacità "terramorfica" che pone l'uomo al di sopra di tutti gli altri viventi e ne consente il dominio, Empedocle si oppone alla strumentalizzazione del mondo naturale: caratterizzando l'essere umano come il punto di arrivo di un tortuoso vortice di reincarnazioni Empedocle lo identifica come l'unico animale in grado di sottrarsi alla ruota della violenza. La catena alimentare è infatti una struttura che si replica in ogni ambito della dottrina empedoclea: nella fisica, con la prevalenza di ciascun elemento su un'altro e la prevalenza ciclica di un elemento su tutti; nell'epistemologia, con il prevalere di una disciplina sulle altre e il successivo fagocitamento del simile con il simile - degenerazione che porterebbe a una visione frammentaria del mondo -; nella biologia, con l'esigenza di ogni essere vivente di nutrirsi di ciò che gli è inferiore e di difendersi da ciò che gli è superiore. 
  La non violenza, il rifiuto di qualsiasi atto impuro, è il martello che spezza la duplice catena alimentare e animica. L'ecologismo metafisico di Empedocle lo conduce a difendere persino il mondo vegetale, al punto che nelle Purificazioni si prescrive di non defoliare le piante per futili motivi quali la fabbricazione di corone di lauro; la stessa dottrina empedoclea della metempsicosi prevede inoltre un transito nello stato vegetale, chiarendo l'appartenenza delle piante alla sfera delle creature da preservare dalla violenza.


 Il pessimismo omerico si dispiega nei frammenti empedoclei in tutta la sua purezza e nei versi del saggio agrigentino la caducità della vita umana - che per Omero è paragonabile alle foglie gettate a terra dal vento - si intreccia all'orrore del mondo naturale; tutta la dottrina di Empedocle appare percorsa da motivi omerici e le stesse scelte lessicali di Empedocle riecheggiano le opere del cantore cieco (nei passi sopraccitati è possibile notare riferimenti agli episodi del sacrificio di Ifigenia e del banchetto antropofago di Polifemo).
   Empedocle, degno erede dei poeti arcaici, è dunque anche maestro di stile: nei frammenti empedoclei le singole parole paiono soppesate con estrema attenzione, cariche di sacralità e scelte in virtù della loro capacità di inquietare e scuotere. La persuasione delle masse, da raggiungere attraverso l'uso della retorica, è l'obiettivo della predicazione empedoclea; la retorica dell'agrigentino si dispiega tuttavia in direzione del tutto opposta rispetto a quella del suo presunto allievo Gorgia: se quest'ultimo celebra la forza persuasiva dei discorsi e la loro utilità pratica, Empedocle si avvale del discorso come di una risorsa preziosa che dev'essere esplorata in lungo e in largo per un nobile scopo: la salvezza stessa del genere umano. 
  Empedocle, appartenente per nascita all'aristocrazia, rigetta idealmente i propri natali e sviluppa una concezione gerarchica di tipo etico e metafisico: tra la miriade di piante, animali e umani sarebbero mescolate anche creature molto particolari: si tratta di divinità cadute nel flusso delle reincarnazioni a causa di una colpa - l'essersi macchiati di sangue -, tali creature superiori avrebbero il compito di ricordare le loro origini e purificarsi liberandosi dalla violenza che le ha corrotte. Empedocle - come già detto qui -, riconosciutosi anch'egli come essere divino, avendo ricordato le sue vite precedenti, spinge la sua purificazione a un livello superiore: l'agrigentino tenta la redenzione di tutta l'umanità.
  A rendere più solenne la missione empedoclea giunge l'elaborazione, compiuta dal filosofo, di un calcolo delle durate dei cicli cosmici: per Empedocle ci troverremmo infatti alla fine dei tempi, nel periodo in cui Odio è all'apice delle forze, momento che coincide tuttavia con la fine del "grande anno", ovvero con il ritorno dell'universo nel dominio di Amore.

  Alla fine di questo breve excursus non posso fare a meno di notare quanto il pensiero empedocleo sia suscettibile di ulteriori sviluppi, soprattutto in un'epoca dominata dalle disciplice scientifiche. Le problematiche etiche sollevate da Empedocle ritornano oggi più forti che mai e trovano nell'agrigentino un testimone incomparabile sia per capacità d'espressione che per profondità di pensiero: la natura delle sofferenze dei viventi, le relazioni che il tempo intrattiene con la vita, il rapporto della nostra specie con gli altri animali e con i vegetali sono questioni attuali (quanto 'inattuali' in senso nietzscheano) che hanno in Empedocle un 'primo motore' - almeno per quanto riguarda la storia del pensiero occidentale - degno di più ampia attenzione.

 


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